Giorgio La Malfa. L’ex ministro difendeva l’attuale sistema costituzionale. Più valide le ragioni del No.
Oggi a Roma l’associazione Civita organizza un convegno in ricordo di Antonio Maccanico, il pluriministro repubblicano prima, popolare poi, scomparso tre anni fa. L’occasione è un dibattito sulle riforme costituzionali, moderato dal giornalista di Repubblica Stefano Folli, a cui partecipano i ministri Maria Elena Boschi e Dario Franceschini, il presidente dell’associazione, Gianni Letta, e quello del Centro di ricerca Guido Dorso,SabinoCassese. Tragli invitati c’era anche Giorgio La Malfa. Ma l’ex leader del Pri non potrà partecipare. In una lettera – che qui pubblichiamo – ricorda ai partecipanti come la pensava davvero Maccanico.
Mi ha colpito che per ricordarlo si siano scelti tre autorevoli sostenitori del Sì e nessuno delle idee in cui lui credeva.
Caro Letta e caro Folli, ho ricevuto dall’associazione Civitauninvitoa undibattito sul futuro costituzionale italiano in ricordo di Tonino Maccanico. Io sono fuori Italia in quel giorno e quindi non potrò assistere al dibattito.
Ricordo però vividamente che Maccanico era un fermo sostenitore del sistema costituzionale attuale ed anche del sistema elettorale proporzionale. Proponeva due correttivi costituzionali e un correttivo alla legge elettorale.
I due correttivi costituzionali erano l’introduzione della sfiducia costruttiva e il potere per il Presidente del Consiglio di nominare e revocare i ministri.
Per la legge elettorale prevedeva uno sbarramento più consistente di quello allora in essere, dell’ordine del 5%.
Erano correttivi ‘tedeschi’ che spiegavano perché un sistema parlamentare e una legge elettorale proporzionale potevano produrre quella straordinaria stabilità di cui i nostri vicini hanno beneficiato nel dopoguerra e di cui noi non abbiamo beneficiato né con le leggi proporzionali, né con i vari sistemi maggioritari che si sono succeduti.
Mi auguro che il dibattito non punti e neppure porti ad arruol are Maccanico fra i partigiani del Sì alla riforma costituzionale.
Ame sembra che le ragioni del No siano più motivate nel merito,mapensochevisiano anche buone ragioni a favore della riforma. Queste buone ragioni dovrebbero essere difese da considerazioni di merito e non dall’arruolamento di padri putativi. Per questo motivo, mi ha colpito il fatto che per ricordare Maccanico si siano scelti tre autorevolissimi sostenitori del Sì e nessun sostenitore delle idee di cui Maccanico fu propugnatore.
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